Nella mitologia egizia Thot (Lui di Djehut, una provincia del Basso Egitto), rappresentato con la testa di ibis, era il dio della luna, della scrittura, del disegno, della geometria, della saggezza, della medicina, della musica, dell'astronomia e della magia: era dunque l'antico patrono di tutte le arti, delle scienze e della ricerca intellettuale.
Alla sua controparte femminile, Sechat-Sefekht (La Signora della Casa dei Libri, Neter della scrittura, di tutto ciò che si ‘inscrive’ e che si ‘incide’ nella Natura: la si ritrova rappresentata sotto forma femminile, con una stella a sette – Sefekht, sette – braccia sulla testa, sotto un paio di corna rovesciate), gli Egizi attribuirono l'invenzione di tutte le forme di scrittura e misurazione del tempo, che Thot avrebbe poi consegnato all'umanità.
Nell’Antico Egitto parlare di dèi è improprio, più correttamente il riferimento è ai Neter, Princìpi (poteri casuali, ossia cause di tutto ciò che si manifesta nell’Universo; sono gli agenti e le funzioni di queste manifestazioni), Archetipi (forme varie di un’unica Forza che opera in noi), Impronte del Divino, che esprimevano il Nascosto. Ogni Neter pertanto non è un dio, bensì un aspetto dell’unica e infinita divinità.
Il geroglifico che esprime neter (NTR) consta di un essere che apporta Conoscenza con la Parola e Vibrazione con l’Energia: la Bandiera con il determinativo di Divino è un trilittero formato da:
- R simbolo della bocca che parla, dell’ovale: il suono della parola è il pensiero che prende concretezza, qualcosa che da un certo piano si manifesta su un altro piano;
- T simbolo del legaccio (da cui il senso del legame, dell’unione) o della corda con due piombi alle estremità, usata anche come fionda per catturare gli animali;
- N simbolo della vibrazione, ma anche del pelo delle acque (Nilo), ciò che separa il liquido dall'aereo.
Suono, unione, vibrazione conducono al concetto di Energia. Si deduce da questa triade che il mondo dei Neter prende concretezza o si esprime come legame tra i due piani di manifestazione (fisico e metafisico o psichico) al di sotto del pelo delle acque e quindi al di là del campo di osservazione dei sensi umani (neter allude a qualcosa che possiamo sentire, ma non vedere).
Secondo Loret e Moret il vocabolo 'neter' deriverebbe dalla radice 'ter', rappresentante la fioritura annuale della palma e, per estensione, la rinascita regolare dei vegetali. Neter sarebbe dunque «l’eternamente stesso, colui che non muore mai».
mitto tibi navem prora puppique carentem