Prima di leggere le parole scritte, le osservo: le assaporo visivamente, tentando di intuirne il significato. Deformazione professionale – penso all’editing e alle impaginazioni editoriali con cui lavoro –, ma anche conseguenza dell’attrazione che esercitano su di me Arte, Estetica e Calligrafia. Detto questo mi viene in mente Baudelaire, che in una lettera ad Arsène Houssaye descrive la prosa poetica come musicale ma senza rima e senza ritmo costante, abbastanza flessibile e spezzata da adattarsi ai movimenti lirici dell’anima, alle oscillazioni del fantasticare, ai soprassalti della coscienza. Ecco, posso dire che questa modalità di scrivere mi ha da sempre particolarmente affascinata ed è entrata dentro di me, anche se poeta, purtroppo, non sono. Fin da giovane leggo i lavori di poeti di tutte le epoche, a partire dall’antichità ai giorni nostri. Inoltre impagino «Gradiva», una delle più longeve riviste di poesia italiana rivolta a un pubblico internazionale, dedicata in particolare allo studio e alla diffusione della poesia contemporanea, per cui ho l’opportunità di leggere saggi e liriche a tema. Credo che il Teatro e la Poesia condividano un linguaggio comune (anche se i sostenitori di un ‘teatro assoluto’ considerano la poesia come elemento narrativo, dunque non scenico) e che il rapporto tra loro si fondi sull’attenzione nei riguardi della Parola in tutte le sue possibili declinazioni. Pasolini, mi pare in 'Affabulazione', dice che nel teatro la parola vive di una doppia gloria, perché è, insieme, scritta e pronunciata. La poesia è un respiro vivo e vitale, una memoria e un mito da tramandare, ‘anche’ oralmente perché per liberare la sua energia non può prescindere dal suono di cui è fatta: il teatro in questo senso è perfetto per lasciar scaturire questa tensione dinamica.

[2012]_intervento sulla Poesia araba alla tavola rotonda dedicata a Sholem Aleichem_L'amore del Cantico dei Cantici_Società Economica di Chiavari (GE)

poetry
[2024]_l'ora & l'allora, silloge di liriche nata dalle mie parole che, pur avendo maggiore propensione a disporsi in forma di testo teatrale, qui hanno scelto di allinearsi in versi (o meglio, non-versi), pur nel mio conscio sconforto di non essere purtroppo un poeta. Le ho lasciate comunque libere di dirsi, perché alcuni inquieti bagliori di me (l’ora) si volevano raccontare, arrischiando, eludendo, dragando i miei immaginifici silenzi, oltre a frammenti rielaborati di storie antiche negli interstizi della potenza ineffabile e misteriosa delle ierofanie e del Mito (l’allora), ai miei occhi imperituro rivelatore di senso letterario ed esistenziale insieme.
[2023]_Reincanta Bellezza, suite di tre liriche, attestato di merito, Premio internazionale di poesia «La bellezza rimane», Poeti della Lettera, 100 Thousand Poets for Change, Klimaat Dichters,
Lavinia Dickinson Project, Istituto Nazionale di Bioetica
[2023]_Noi, i centoquarantaquattromila e acrostico tautogrammato, liriche ispirate a Moby-Dick di Melville come «opera-mondo»: whale, balena, allude forse a whole, intero, tutto.
[2021]_formafluens, lirica dedicata a Mater, reading in videoconferenza organizzata da FUIS and Federintermedia members
[2021]_Achab's little suite

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dal 2024 a oggi_ADMR Rock Web-radio
All'interno del programma musicale condotto da Mario Aliprandi, reading di frammenti dei miei testi poetici o teatrali.

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