Laurea magistrale in Scienze dell’Educazione degli Adulti e della Formazione continua,
laurea triennale in
Esperto nei processi formativi,
giornalista pubblicista (iscritta all'Albo dell'Ordine Ligure dei Giornalisti della Liguria dal 1992).
Freelance.
Esperienze professionali legate a progetti editoriali
(editing, impaginazioni) e di comunicazione;
consulenza e coaching tesi di laurea in scienze umane e psico-sociali;
writing coaching.
Appassionata di scrittura & musica, viaggi & fotografia (adoro
incrociare gli sguardi di persone che vivono in paesi lontani),
sociologia delle religioni & cultura del mondo arabo, nonché
di molte altre cose… credo fermamente nel
LifeLong Learning
e nell’utilità dell’Inutile, ossia dei saperi (meglio se contaminati e connessi) che, pur non producendo guadagno, migliorano l’Uomo. 
Nella mia ottica, sono più importanti le domande che le risposte e imparare che sapere; lo stupor è la molla di ogni conoscenza. Platone e Aristotele concordano nell’affermare che la filosofia nasce dalla meraviglia, cioè dallo stupore e dalla sorpresa davanti a cose che altri (siano individui o popoli) considerano ovvie e di cui credono di avere la spiegazione. Se non fosse stato per la meraviglia e lo stupore, l’uomo non avrebbe indagato la realtà. Chi sperimenta questo stato resta quasi incapace di parlare e di agire e si ritrova stimolato a porsi domande che sfociano nella ricerca di plausibili risposte. I Greci chiamavano questo stato d’animo thaumàzein: thàuma comprende sia l’angoscia (intesa come sgomento) dell’ignoto che la gioia della novità. Ecco che si esplora auspicando di incontrare la sophìa, intesa come il saphés, ciò che è in luce, trasparente, chiaro. C’è anche un aspetto relazionale nella meraviglia, quando scaturisce da un incontro, da un intreccio di collaborazioni, da un bagaglio di relazioni. E tutto questo, che spesso mi fa trovare ciò che non sto cercando, mi fa sentire viva.
Scrivere è un viaggio. Nell’antico Egitto il geroglifico che simboleggiava il vocabolo ‘vita’ era la croce ansata, 'ankh'; rappresentava uno specchio di rame splendente di luce rubata, ma anche il laccio di un sandalo visto dall’alto: essere vivi significava esser pronti a vedere e camminare. Allora come ora. Il narrare si fa anch’esso mappa e cammino. Trovo interessante anche che nella lingua araba due vocaboli siano collegati dalle medesime lettere radicali: 'sifr', traducibile con ‘volume’, in origine un rotolo (il 'volumen' dei latini, appunto), che indica qualcosa che si svolge man mano che lo si legge; 'safar', altro svolgersi: della terra sotto i piedi, man mano che si viaggia… Ritengo che scrivere storie – che a mio parere affondano sempre le loro radici nella Mitologia, in quanto rivelatrice di senso – sia un complesso progetto di ingegneria & architettura narrativa, in cui l’accuratezza intellettuale debba fondersi in curiosità, entusiasmo e competenze necessariamente trasversali: per concepire narrazioni occorre essere immaginatori di professione.
Amo i cani, i cavalli e i cammelli, i cieli stellati e le notti di pioggia; le orchidee, le peonie e il loto; il mare e il deserto;
le stilografiche, i giochi e le mappe; il pane e lo champagne (e molto altro).

skills:
generali
curiosità e immaginazione; affidabilità; motivazione; spirito di iniziativa; attitudine alla scrittura, allo studio e alla ricerca;
sviluppate facoltà di sintesi; cross-cultural understanding

area intellettuale
approcci: Systems Thinking (decision making e creative problem solving); creative and critical thinking; Imagination Design
area relazionale
teambuilding e teamworking; sharing di pensieri, domande, idee e soluzioni; capacità di ascolto; orientamento al cliente; empatia
area gestionale
ottimizzazione delle informazioni; pianificazione; controllo; alto senso di responsabilità; precisione; puntualità; tenacia nella realizzazione puntando alla conclusione attesa
area emozionale
elevato autocontrollo e capacità di gestire stress e conflitti, anche lavorando sotto pressione
linguistiche
inglese (discreto), arabo classico (corso triennale: CELSO, Istituto di studi orientali, Genova), cinese mandarino (elementi base: Accademia di Rapallo, prof. Luigi Maggio)
computer literacy_Adobe Creative Cloud (InDesign, Photoshop, Acrobat, Illustrator, Portfolio, Premiere Pro...), pacchetto Office, Scenarist

voluntary activities_attività di segreteria organizzativa, sensibilizzazione e comunicazione:
[2017-oggi]_Movimento per la Vita, Tigullio (Liguria)
[2019-2022]_pro(getto)scena edition ETS, Milano (vice-presidente)
[1975-1996]_UNITALSI, Sezione Lombarda

Ognuno di noi, non solo quando scrive, dimostra di essere il frutto della sua storia, della sua geografia, delle sue costellazioni, ma anche dei libri che ha letto, degli spettacoli a cui ha assistito, delle mostre che ha visitato, dei viaggi che ha avuto l’opportunità di vivere, della musica che ha ascoltato, delle sofferenze e delle malattie che ha incontrato, della famiglia in cui è nato. 
Io per esempio devo a mia madre l’amore per la lettura, l’archeologia, i viaggi e il Teatro, in tutte le sue declinazioni: prosa, balletto, lirica, concerti (penso al Piccolo Teatro, al Manzoni, al Teatro dell’Arte, al Lirico, all’Angelicum, alla Scala… per parlare solo di quelli di Milano…); a mio padre invece il senso della rettitudine, del Sacro e quello della Speranza, che non possono mai mancare. A mia figlia Verde Maria, promemoria di gioja (il suo solo nome mi desta il sorriso), devo l’energia che mi sorregge: lei è la mia forza, la miglior freccia scagliata dal mio arco di Sagittario. Sempre sogno di lei, che accende l’estate. / Per lei, ho voluto vivere lo stesso, oltre le apnee del cuore & le umiliazioni della carne, ho scritto. Con lei e attraverso lei, per esempio, ho imparato che accogliere significa saper ascoltare (e saper dunque predisporre il silenzio per l’ascolto), ossia fare silenzio di sé per lasciar ‘parlare’, non solo con le parole, l’altro. È aprirsi ai suoi segni, ai suoi discorsi, alle sue narrazioni, il che permette di accedere a un mondo interiore, a una storia personale e cognitiva altrimenti assai difficile da avvicinare, per rinvenirvi significati rimossi o nascosti, eventuali indici di sofferenza inclusi. 
Devo, infine, alle persone che mi hanno criticata (o danneggiata) l’aver inconsapevolmente contribuito a rafforzare la mia determinazione di migliorare, di non cedere, di guardare oltre, di non cessare di credere nella risalita. Sisifo docet.
Con il tempo ho imparato anche ad aver cura di me stessa, a prestarmi attenzione per individuare da una parte i miei limiti e dall’altra i percorsi attraverso cui animare la mia presenza originale, irripetibile e unica di essere umano nel mondo: già Socrate avvertiva Alcibiade della priorità di questo principio, spiegandogli che a nulla ci si può dedicare con efficacia se prima non ci si pone come obiettivo la disciplina dell’aver cura di sé. Tale cura passa anche nel dedicare tempo e spazio alle cose che mi fanno star bene: i miei interessi che in effetti sono parecchio variegati (psicanalisi, musica, lirica & balletto, viaggi, mostre, fotografia, astronomia, sociologia delle religioni, lingua e cultura araba, equitazione, subacquea, bridge, yoga… e poi libri e libri e ancora libri), le mie esigenze non solo professionali, le mie selezionate amicizie.
Scrivere è stato ed è un sostegno indispensabile nel mio percorso di vita, perché mi ha indotta a guardarmi dentro per cercare di capire cosa volevo essere e come volevo diventarlo. Il cammino è ancora lungo e entusiasmante e spero che il Signore mi conceda altro tempo per scoprire le meraviglie che ancora non conosco. 
Come si evince da queste mie parole, sono molto sensibile alle tematiche che riguardano il Sacro, probabilmente sia per i miei oltre vent’anni di volontariato nel mondo dei pellegrinaggi, sia nelle occasioni di viaggio in cui ho incontrato fedeli a diverse latitudini: ovunque i canti e i gesti rituali come uguale ricerca per rinnovare sentimenti, promesse, ringraziamenti. I luoghi di culto, a qualunque religione siano ascrivibili, agevolano la nascita del pensiero e delle emozioni più incontrollate e provocano un guardarsi dentro che fa esaminare con un’attenzione speciale le scelte su cui ogni persona basa la sua stessa vita, con la consapevolezza di essere vulnerabile: solo da questa tensione può nascere l’inatteso scuotimento da un generico stato d’attesa. L’argomento mi appassiona molto, anzi mi entusiasma, verbo che amo perché ha Dio dentro [en] [thèos]: alla costruzione sociale dei pellegrinaggi ho dedicato la mia tesi (in Sociologia delle mobilità umane) di laurea magistrale. È stato quasi inevitabile per una persona come me, con un padre che ha fatto della sua vita un pellegrinaggio costante e continuo.  
In questo nostro mondo ri-paganizzato, spesso agnostico e ateo, dove sembrano prevalere l’idolatria, gli antichi e i nuovi vizi, in questa attuale civiltà dell’apparenza, del quod super est – il superfluo –, dell’analgesia, dell’efficientismo, del tecnologismo e della manipolazione, in questa società multiforme, informe o talvolta fin anche deforme a causa delle mode, dei riti e dei miti che la governano, migliaia di uomini sentono ancora l’esigenza di tornare al Sacro, che trasforma la vita e le conferisce senso. Un motivo ci sarà! Preghiere, lodi, suppliche e ringraziamenti – molto più che dispositivi psicosociali o simboli mitico-magico-rituali in cui restare impigliati, per usare un termine caro a Clifford Geertz – depotenziano il Male e, mentre l’umano ascende al cielo, il divino si manifesta sulla terra.
Il Sacro con le sue tre costanti (il simbolo, il mito e il rito) incide in ogni atto che compio, negli strumenti mentali e negli elementi essenziali del mio linguaggio. In quanto 'homo religiosus' mi fa vivere un’esperienza personale totalizzante, che mi permette di mettere ordine nella mia realtà smarrita e di dotarla di una pienezza di senso. Mi fa percepire un’Entità superiore che mi trascende. Rifletto spesso sugli aspetti di tutto questo, magari di fronte al mare, che ho la fortuna di vedere quotidianamente, o quando mi ritrovo sotto la volta stellata che ammanta un deserto, o avvolta da un arcobaleno nell’oceano. È chiaro che all’uomo è dato di credere solo interpretando e a me piace l’idea di essere una creatura nelle mani di Dio, come se fossi la Sua unica preoccupazione.
S’è persa la gioja di vivere. S’è persa la «jouissance» in tutte le sue declinazioni… L’unica forza degli uomini si concentra sul potere, in un’oscura liturgia di dissoluzione dei rapporti tra simili. Eppure, incaute, le farfalle continuano a volteggiare smaglianti di colori tra gli odorosi fiori… eleganti, gli eucalipti con la loro ombra rendono intermittente la luce nei boschi… ieratiche, le sette stelle dell’Orsa non si stancano far da mappa nel velluto della notte…
L’ho scritto e lo sottoscrivo convinta. Appena posso cerco di spostarmi da un punto all’altro del pianeta o di viaggiare comunque con la mente, azioni indispensabili per scrivere. Vivo come tutti dentro una drammaturgia instabile e ho necessità di studiare, conoscere, emozionarmi. Ogni strumento ha la sua validità in questo: può essere il mio pianoforte, che suono male, ma amo tanto; l’attrezzatura sub per provare l’ebbrezza di nuotare sotto la superficie del mare; un telescopio per indagare le geometrie arcane degli asterismi; una macchina fotografica, che mi consente il privilegio di incrociare lo sguardo con quello di persone che vivono in luoghi lontani dalla mia residenza; un calamo con cui tracciare le lettere sinuose dell’alfabeto arabo o cinese (lingue di immane fascino che non parlo, ma a cui mi sono avvicinata prima per il puro piacere di scrivere, poi per restare sbalordita dalla loro raffinata ricchezza lessicale)… 
Ho antagonisti, ho amici, ho maestri. Ho equilibri, momenti di svolta, mete. Nonostante la mia non più giovane età anagrafica mi sento ancora l’entusiasmo di Argo, la prima nave che solcò i mari. E tutto questo entra nella mia quotidianità e mi offre spunti, mi fa arrischiare pensieri e guardare la vita da entrambe le parti.
Per ragioni oscure mi hai creata piena di sogni.
Y. Ziedan

Back to Top