Il nostro corpo dice più delle parole [1], nella sua capacità di inviare (consciamente o inconsciamente) segnali rispetto al nostro stato emotivo, o alle nostre intenzioni di comportamento. Quello della gestualità (linguaggio non verbale) è un linguaggio antico e archetipico affascinante, che abbiamo originariamente appreso dagli animali e forse per questo non subisce gli influssi di alcuna cultura, risultando più immediato e veritiero della parola. I segni del corpo vanno comunque sempre interpretati in base al contesto e non bisogna mai limitarsi a ritenere sufficiente un solo segnale per definire una persona o un suo stato emotivo. È fondamentale insomma prestare attenzione alle tre C: contesto, coerenza e complesso (i gesti nel loro insieme). Da non sottovalutare nemmeno l’importanza di vestiti, gioielli, occhiali da sole, acconciature, colori indossati e il modo con cui una persona interagisce con i suoi oggetti personali, che a tutti gli effetti costituiscono estensioni del proprio linguaggio del corpo.
Per poter comprendere appieno questo linguaggio silenzioso occorre un ascolto particolare, fatto non solo di un sentire passivo, bensì di un coinvolgimento attivo. Per affinare tale ascolto attivo, non essendo né automatico né innato, occorre imparare a utilizzare, oltre ai normali cinque sensi, anche il sesto senso, cioè l'intuizione, essenziale per evitare di incorrere in grossolani errori di valutazione.
Ecco che la mimica facciale, l’espressione dello sguardo, i gesti (che vengono utilizzati sia per comunicare che per organizzare idee, pensieri e ricordi), il tono della voce, la postura, le attività dislocate, i gesti di autoconforto, la prossemica (disciplina della semiologia – la scienza dei segni – che studia la comunicazione verbale e non verbale in rapporto agli spazi e alle distanze tra gli interlocutori) e la cinesica (che studia i movimenti durante la conversazione) diventano strumenti fondamentali per la comprensione delle dinamiche interattive e sociali.
Per indurci a credere nel ruolo che interpreta e sospendere l’incredulità a teatro o di fronte a un grande schermo cinematografico gli attori devono padroneggiare il linguaggio corporeo: è questo il mezzo con cui riescono a coinvolgere emotivamente il pubblico.
James Borg, autore de ‘Il linguaggio del corpo’_Guida all’interpretazione del linguaggio non verbale, scrive (Pirandello lo aveva intuito prima di lui) che anche noi, nella vita quotidiana – privata e lavorativa – interpretiamo un ruolo. Ecco allora che, anche per noi, il linguaggio corporeo è il mezzo espressivo attraverso il quale comunichiamo le emozioni nostre o del personaggio in cui siamo calati. In tutto questo non vi è nulla di “falso”, come ha saputo ben comprendere Shakespeare:
Borg sintetizza: la mente formula un pensiero; il pensiero genera un’emozione; l’emozione trapela attraverso il linguaggio non verbale; leggendo il linguaggio non verbale cogliamo l’emozione.
Nel mondo del lavoro, nelle negoziazioni, nelle professioni legate alla recitazione e in psicoterapia saper usare e interpretare correttamente il linguaggio del corpo è una delle soft skills più utili, senza dimenticare che la comunicazione non verbale è un processo bidirezionale che avviene tra noi e gli altri e viceversa, e che non è una scienza esatta.
Il corso on-line che ho frequentato, che si è rivelato illuminante per decifrare i segnali corporei altrui e divenire più consapevoli dei miei, è stato tenuto da EVI CROTTI (psicopedagogista, giornalista, esperta in teoria e tecniche della comunicazione e grafo-diagnostiche) e da ALBERTO MAGNI (medico e psicoterapeuta), titolari del Nuovo Centro di Ricerche Crotti Magni, di Milano.
© all rights reserved
[1] Basti pensare alle interpretazioni degli attori del cinema muto o dei mimi che, attraverso gesti ed espressioni, comunicavano sentimenti ed emozioni che si trasformavano in pensieri.